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ANTONIO LAMPIS: “Musei e visitatori in una nuova modalità d’interazione”

Le nostre interviste al tempo del coronavirus

Antonio Lampis è dal 1° settembre 2017 a capo della Direzione Generale Musei al Ministero per i Beni Culturali e Turismo (Mibact). E’ laureato in giurisprudenza presso l’Università di Trento. Dal 1982 ha prestato servizio nei ruoli della Presidenza del Consiglio dei Ministri e successivamente nei ruoli della carriera prefettizia del Ministero dell’Interno. Dal 1997 ha ricoperto il ruolo di Direttore della Ripartizione Cultura Italiana della Provincia autonoma di Bolzano e numerosi incarichi nel settore culturale, tra cui: Vicepresidente della Fondazione Teatro civico e Auditorium di Bolzano, Membro del board della Biennale Manifesta7, Vicepresidente e poi Membro del CdA della Fondazione MUSEION – Museo d’arte moderna e contemporanea di Bolzano. Per molti anni docente presso l’Università Cattolica di Milano e la Libera Università di Bolzano, è stato visiting professor in diverse altre università e master, insegnando “Marketing ed Event Management”. È stato relatore in convegni nazionali e internazionali, autore di numerose pubblicazioni sul tema delle autonomie regionali, delle politiche culturali e del marketing dell’arte e della cultura.

 

Dott. Lampis…musei, mostre, siti archeologici: tutto chiuso! Avrebbe mai immaginato uno scenario del genere?

No, mai! Qualcosa di veramente inimmaginabile. Ma questa purtroppo è la situazione con la quale dobbiamo fare i conti. Speriamo di venirne fuori presto.

Quali sono state le prime azioni e provvedimenti come Ministero per far fronte all’emergenza?

Prima di tutto la messa in sicurezza degli operatori culturali e di tutta la filiera. Aderendo alle indicazioni e provvedimenti governativi. Contemporaneamente, a seguire, intraprendere azioni di sanificazione. Musei e sedi espositive, come sa, sono ambienti molto particolari. Si può passare da grandi spazi, a piccole sale. Da allestimenti Musei - PinoManagement.itcreati ad hoc per esigenze espositive, a spazi all’aperto. Poi, abbiamo dovuto fare immediatamente fronte a due altri problemi: avviare pratiche di smart working per quasi tutti i nostri dipendenti (trovando il complesso equilibrio tra il primario interesse di salute pubblica, l’efficienza amministrativa  e la sicurezza del patrimonio), in virtù dei vincoli di mobilità imposti dal lockdown  ed attivarci per “portare a casa” delle persone i nostri musei, per mantenere vivo un legame.

Il tema dell’innovazione e della digitalizzazione del patrimonio artistico-museale è ritornato di grande attualità?

Certamente sì! Questo Ministero aveva già conferito un ulteriore impulso in materia lo scorso luglio 2019 elaborando un “Piano triennale di digitalizzazione dei musei”. Poi, sia con il CNR che con diverse Università si sta collaborando e lavorando insieme a tante progettualità. Ritengo che l’esperienza Covid-19 velocizzerà processi e modalità di fruizione in ambienti digitali degli spazi museali, ma lavoriamo per il ritorno dei visitatori, in primis le persone che abitano vicino ai musei e i turisti italiani.

Nella ripartenza, speriamo prima possibile, cosa cambierà da quel momento in avanti. I musei non saranno più quelli di prima?

Penso proprio di sì! Per un bel po’ di tempo entreremo in una nuova dimensione e relazione fra visitatori e musei.

Interviste a cura di Pino Management & Partners

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