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EQUITY FUND UN MONDO ANCORA SCONOSCIUTO

A due anni esatti dall’avvio della “Pino Management & Partners”, l’Owner & Founder racconta la forza del Venture Capital & Private Equity come opportunità strategica per le aziende

Roma, 4 aprile 2018. “Vi occupate di cose complicate!” In questi ventiquattro mesi di attività quante volte me lo sono sentito ripetere; più o meno in varie declinazioni, ma con identico significato.

La consapevolezza, penso non solo mia e condivisa con tanti altri colleghi ed operatori, fa comprendere quanto sia ancora inesplorato l’impiego e l’ausilio dell’equity fund da parte delle aziende italiane ed in particolare delle PMI.

Spesso per timore di addentrarsi, per l’appunto, in mondi sconosciuti, altre volte per il timore di non essere appetibili nei confronti d’investitori. Qualche volta ancora, capita d’imbattersi in situazioni al limite: società che ritengono di essere pronte e con i requisiti necessari per affrontare operazioni di equity ed invece non lo sono, almeno in quel momento; altre, viceversa, che ne conservano i requisiti e magari pensano il contrario.

Il mondo del Private Equity & Venture Capital non è quella giungla piena d’incognite come spesso viene definito pregiudizievolmente, ancora prima che con scuse e pretesti banali, talvolta senza alcuna fondatezza.

Piuttosto è una realtà fatta di regole ben precise e definite, forse per questo -a differenza- non per tutti.

Direi un settore ed ambito più che normato da legislazioni internazionali, vista anche la numerosa presenza di operatori esteri presenti nel nostro Paese, nonché da legislazione italiana ed altresì soggetto al controllo e vigilanza di diverse Autorità.

Qualche numero, preso dal recente rapporto di AIFI [Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt.] curato insieme a PwC [Price Waterhouse Cooper]. Lo scorso 2017 il mercato ha messo a segno un record di raccolta che ha superato i 5 miliardi di euro: un +283% rispetto al 2016 che fece registrare una raccolta intorno ad 1,3 miliardi di euro. 

Pur vero che gran parte del risultato è derivante da grandi operazioni industriali che hanno caratterizzato un brillante esercizio 2017, ma leggendo attentamente i dati si registra pur sempre un +45% d’investimenti destinati ad operazioni “small & medium”. Deal, questi ultimi, che spesso in abbinata fanno registrare anche la presenza in partecipazione di singoli imprenditori, oppure di più imprenditori [club deal] e delle stesse advisory che, dopo averne profilato operazioni, ne assicurano dall’interno anche la governance.

Credo interessante continuare a soffermare l’attenzione su qualche altro dato generale che si raccoglie dai vari report che, in queste settimane, sono stati pubblicati e portati all’attenzione degli addetti ai lavori.

Come nel recente rapporto: “L’impatto del venture capital sull’economia italiana”, curato dalla Casaleggio Associati e condotto intervistando oltre 100 aziende che hanno ricevuto finanziamenti superiori a 500 mila euro dai principali fondi che svolgono attività in Italia. Ebbene: per ogni milione investito da parte di venture capital si creano 12 nuovi posti di lavoro nell’azienda beneficiaria e 60 nell’indotto. Inoltre, il 60% del campione analizzato, prevede di raddoppiare il proprio organico nei successivi due anni.

Altrettanto interessante, sul versante start up, leggere i dati resi noti da ASTER [Società consortile dell’Emilia Romagna] che ci danno uno spaccato per densità, distribuzione e localizzazione sul territorio italiano: il 23,4% con sede in Lombardia, il 10,3% in Emilia Romagna, il 9,8% nel Lazio. Altresì conoscere come, per ogni dollaro investito in venture capital in Italia, in Germania se ne investono 20 ed in Francia 30; negli USA addirittura 70.

Un potenziale ancora non completamente esplorato dalle PMI, talvolta senza consapevolezza ed altre volte volutamente, per un timore ancestrale ed infondato di poter perdere il controllo se non addirittura l’azienda. Circostanze che non possono mai accadere se non per volontà espressa dell’imprenditore, maggioranze societarie o degli azionisti. Osservare questi nuovi strumenti con sufficienza, guardarli con sospetto, equivale altresì a rinunciare, spesso e volentieri, ad importanti processi di ammodernamento ed innovazione tecnologica; per non parlare d’Impresa 4.0 e tutto quanto gli ruota intorno.

Giuseppe Pino, Owner & Founder di “Pino Management & Partners”

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