Come conciliare proposte ed attività
Nel nostro lavoro partiamo sempre dall’esperienza diretta, quella sul campo, quella che quotidianamente ci porta al confronto con tanti imprenditori e manager impegnati nelle funzioni apicali.
Questo anche sul tema Impresa 4.0 e da un nostro privilegiato osservatorio. Ovvero di chi, occupandosi prevalentemente di finanza e parametrazioni di fattibilità economica, non interviene quasi mai direttamente nei processi tecnologici. Se non in qualche occasione, con partners altamente specializzati ed in ausilio, bensì chiamati per supportare operazioni che richiedono spesso interventi di corporate finance di un certo peso.
Materia, tra l’altro, poco trattata nel contesto e quanto necessaria; quando, invece, molti piani non partono proprio per la mancanza di finanza o inadeguato apporto. Ed abituati a leggere, a differenza, tantissimo e su argomenti espressamente tecnici, ma che da soli non bastano.
Allora iniziamo con l’analizzare alcuni dati di base, necessari se vogliamo ben comprendere di cosa parliamo. E, anche questa volta, non facendo affidamento a studi e ricerche, ma partendo dal confronto diretto proprio con imprenditori e manager: la vera voce del mercato. Ovvero come, quando ci sediamo di fronte a loro, rispondono alle nostre domande e sollecitazioni. Spesso censite tramite nostri questionari, molto semplici e snelli, che ci permettono tuttavia di conservare omogeneità sia nella valutazione, sia nel confronto.
Partiamo allora dai dati raccolti nel corso delle nostre attività del 2017, più attendibili; il 2018 è ancora in corso.
Ad esempio osserviamo come un’ampia fetta di aziende ci ha confermato l’intenzione, nello spettro temporale dei 5 anni a venire, di pianificare investimenti fra il 10% ed il 25% del proprio fatturato in “generici” processi d’innovazione.
Solo poco più di un 10% dei nostri interlocutori avvicinati, ritiene al momento, di non essere interessato, oppure di dover rimandare in futuro il problema; molte volte avanzando altre priorità inderogabili e non procrastinabili per la propria azienda. Facile individuarne le aree: spesso strettamente correlate a situazioni di “tensione finanziaria”; come, ancora per contro, aver deciso di sposare politiche di sostegno a crescita professionale di maestranze, posizionamento di mercato, ritenendole più utili.
Esiste poi un ambito, un po’ ibrido e da comprendere bene nei termini, quando le aziende parlano di investimenti in “sviluppo e ricerca”. Quanto di ciò, effettivamente, può essere annoverato e ricompreso, almeno in parte, in Impresa 4.0 resta verosimilmente tutto da verificare. Nel merito ci affidiamo sempre al giudizio di esperti qualificati per poter poi meglio trasferire informazioni ai mercati finanziari; molto selettivi ed attenti nella materia, a differenza di quello che si può pensare. Fanno molte “pulci”. D’altro canto, nel settore, l’esposizione al rischio non è delle minori anche per investitori altamente qualificati e specializzati.
Ma altri dati sono altrettanto interessanti e da prendere in considerazione.
Almeno 8 aziende su 10 ci confermano di avere dato corso ed aderito ai “programmi governativi” di incentivazione e defiscalizzazione in materia di Impresa 4.0 .
La digitalizzazione rimane sempre la grande sfida prioritaria per la maggior parte delle aziende con le quali ci siamo ad oggi confrontati e, dove spesso ci viene sottolineato, non si trova adeguato sostegno finanziario per mancanza di garanzie dirette.
Più in generale, oltre il 60% delle PMI conservano almeno un 30% di attività automatizzabili e dove la percentuale di un altrettanto 5% potrebbe essere direttamente svolta da macchine sostituendo maestranze.
Per contro, invece, una buona schiera d’imprenditori e manager della “vecchia guardia”, sono più propensi a ritenere che la tecnologia “trasformerà” il mondo del lavoro, ma non “sostituirà” mai l’apporto decisivo del fattore umano.
Pareri che si raccolgono in alcuni ambiti particolari, ad esempio nel comparto manifatturiero altamente specializzato e non necessariamente di nicchia o di alta gamma.
Restano tuttavia sempre aperti due temi:
Pertanto non basta solo saper prendere consapevolezza-coscienza delle opportunità di Impresa 4.0 in un mercato [business, diciamola anche tutta!] che, sempre leggendo e raccogliendo dati consolidati nel corso dell’anno 2017, ha mosso in Italia 1,7 miliardi di euro.
Mentre, a contraltare, imprenditori e manager sempre più solleciti a chiedere [anche a noi] interventi di corporate finance diametralmente opposti ad esigenze di Impresa 4.0 : quelli classici da manuale di economia!
In aggiunta a servizi sempre più specializzati e mirati al conseguimento di aumento di marginalità, contenimento di costi, efficaci modelli di business development.
Ancora e più in generale, di aiutarli a “lavorare in serenità”, come era possibile fare un tempo. A differenza dei nostri giorni, dove burocrazia e adempimenti sempre più complessi fanno letteralmente “passare anche la voglia di lavorare”.
Proprio con queste parole, un imprenditore romagnolo, di quelli che hanno “creato imperi”, praticamente quasi dal nulla, la settimana scorsa ci dava un arrivederci a breve!
Come non dargli ragione…
Giuseppe Pino
Owner & Founder
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