DALLA CULTURA D’IMPRESA ALL’INTRAPRESA CULTURALE
29 marzo 2016

I MOTIVI DI UNA SCELTA

A cavallo fra tradizione ed innovazione

Più di qualcuno in questi mesi, mosso da curiosità, mi ha domandato: “Perché? Ma chi te lo fa fare?”

Il “perché”, certamente, di una scelta in controtendenza per chi, per tanta parte della propria carriera professionale è stato in grandi corporate della finanza italiana e multinazionali di grande rilievo e blasone, chiamato a ricoprirne ruoli apicali e di responsabilità; associato e partner, in questi ultimi anni, di prestigiosi studi del management &consulting; dall’aver seguito, partecipato e collaborato alla definizione di tante progettualità del M&A italiano: sia con profilo nazionale, sia internazionale.

Il “chi te lo fa fare” di chi, con altrettanta certezza, passata da un bel po’ la cinquantina d’anni, ti aspetteresti più propenso a curare l’orticello sotto casa (metaforicamente parlando, ovviamente: pessimo giardiniere!) piuttosto che imbarcarsi in nuove avventure in tempi e momenti difficili –mai persa la consapevolezza e, consiglio a tutti di farlo in egual maniera- con l’entusiasmo di un giovane virgulto, fresco di master e con la cosiddetta voglio di “spaccare il mondo!”.

Beh! Chi meglio mi conosce da tempo sa per certo che, al di là delle apparenze, proprio tranquillo non sono mai stato; anzi, tutt’altro!

Mi assumevano perché, tutto sommato, in quel particolare momento della vita dell’azienda si cercava “uno tranquillo” a cui affidare quel branch, quell’ area, quel dipartimento, etc.etc. per poi trovarsi ad avere a che fare con un “rivoluzionario” nel modo di processare modelli di business o:“fare cose che non si erano mai fatte così: scusi, ma se le sogna la notte!” (ebbe a dirmi una volta un Amministratore Delegato; fortunatamente “quelle cose” andarono molto bene!)

Rivoluzionario forse sì, anche se non mi ci sono mai ritrovato molto bene con l’appellativo, per certo posso dirvi sempre rispettoso delle regole del gioco, delle responsabilità affidate, della fiducia conferita, degli obiettivi da raggiungere e, soprattutto, degli uomini e delle donne, veramente tanti e tante che ho avuto alle dipendenze funzionali. In uno degli ultimi incarichi manageriali un centinaio; in ormai quasi trent’anni di attività, di tutti ricordo ancora qualcosa: un’azione condivisa, un successo conseguito, un aneddoto.

Non esiste mai “un uomo solo al comando” e, sicuramente, la soddisfazione più grande di quegli anni è di averne scelti, selezionati, incoraggiati, aiutati, sostenuti tanti; vederne alcuni oggi ricoprire altrettanti incarichi di valore e prestigio è un piacere.

E ritornando all’oggi ed a questa singolare intrapresa, verrebbe a me oggi da dire, parafrasando: “fare cose che non si erano mai viste”. Per carità, nulla di trascendentale o apocalittico. Per certo, qualcosa di nuovo ed originale agli occhi di chi ho avuto il piacere –e soprattutto l’onore- di confrontarmi per chiedere consigli e pareri, a cui far vedere la bozza progettuale, fino in molti casi a raccoglierne consenso ed approvazione.

Così, in effetti, poteva apparire nella sua insolita ed inusuale impostazione la strutturazione di un “management & consulting studio” che, per ragioni diversissime -tutte calcolate e ben ponderate- conserva peculiarità differenti; a partire dall’incipit costitutivo.

Innanzitutto ed in primo luogo, nelle modalità e nella configurazione dalla quale nasce: una vera e propria start-up facente seguito ad un periodo prima d’incubazione e poi di accelerazione. Ma quando mai si è visto uno studio professionale nascere così?

Per di più volendo “estrapolare” e ben “identificare” due attività nel novero dei servizi generali tradizionalmente proposti in qualsivoglia management &consulting:

  • Start up e coworking; di per sé non certo una novità, ma nel mio contesto capirete fra poco il perché;
  • “Progetti speciali per la cultura”; qui la novità più dirompente. Nell’accezione e nei luoghi comuni: “con la cultura non si mangia!”, non si può fare impresa, non ci sono margini, ma a chi interesserà, etc.etc. potrei andare avanti ancora per molto. Posso dirvi che tutto ciò non è solo frutto della mia sensibilità, illusione o visione; fate voi. A farmi pensare l’esatto contrario è la realtà odierna in cui versa praticamentel’intero settore. In questi mesi antecedenti, per esserne certo ed in preparazione della mia intrapresa, ho battuto, passatemi il termine, palmo a palmo il mercato, confrontandomi sia con piccoli quanto con grandi operatori. La necessità e l’esigenza sono tanto più avvertite, quanto ritenute necessarie. Ho potuto riscontrare una vera e propria carenza di strumenti, in particolare: gestionali, finanziari, giuridici e societari.

 

Ma riprendendo –in generale- le motivazioni che presiedono l’originalità dell’impianto, ho sì voluto conferirgli mio nome e cognome, ma non certo per eccesso di presenzialismo, quanto per sottolineare che, in quello che farò, ci metterò la faccia in prima persona. Per di più, tecnicamente, la scelta corrisponde anche ad altri criteri e precise ragioni; non certo, ancora parafrasando, a sottolineare che c’è “un uomo solo al comando”, anzi tutt’altro.

Ho sempre pensato, ritenuto ed anche consigliato in tanti anni di attività di alta consulenza di direzione, che i primi passi debbono essere sempre fatti con prudenza, attenzione e ponderazione.

Ecco perché ho deciso d’insediare, almeno inizialmente, la mia attività all’interno di un coworking.

Precisamente quello di “Forlì Self Storage”: potendo contare da subito su ampi, prestigiosi e confortevoli spazi attrezzati, immediatamente usufruire di tutti i necessari servizi in outsourcing (dalla reception, alla segreteria, sale riunioni, etc.etc.), del network a cui è associato; ben oltre ottanta uffici in Italia, ma –con identiche modalità- poter costituire valide partnership con il novero di elevate professionalità –in vari ambiti- che ho trovato già insediate e stringendo alleanze di supporto strategico per le mie attività. Non per ultimo contribuendo, analogamente, a loro progettualità ed alle diverse realtà che periodicamente “startuppano” all’interno del coworking.

Allo stesso tempo mi avvarrò anche, come partner strategici, dei principali mercati finanziari ed investitori nazionali ed internazionali, nonché di Tax & Legal, associazioni professionali, altri studi di consulenza che da subito hanno condiviso con me il progetto, non vedendolo affatto come un concorrente, anzi, contribuendo a conferirgli credibilità e forza e sostenendolo –da subito- sui principali mercati industriali e finanziari come modello innovativo e foriero di risultati.

Per ultimo il “perché” di insediarmi a Forlì ed in Romagna. Sono stato per tanti anni lontano dalla città e dal comprensorio, maturando esperienze professionali che per me sono state non solo importantissime; penso molto di più. L’auspicio è quello di poter restituire al mio territorio un po’ di quanto imparato fuori e metterlo a disposizione di aziende, istituzioni, di chiunque vorrà. Ma ci sarò come promesso anche per chi, un po’ più lontano da qui, mi ha già chiesto un confronto su progetti non certo di poco conto: onorato!

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