Guardando oltre l’orizzonte: verso la rinascita!
Pierfrancesco Pensosi è giornalista professionista dal 1995. Attualmente si occupa della rassegna stampa nazionale e internazionale per la testata televisiva Rainews24. In passato ha collaborato alla progettazione del portale di Raiclick e di Rainet. Ha scritto per il “Corriere della Sera”, “L’Informazione”, “L’Indipendente”, il settimanale “L’Uomo Qualunque”. Ha insegnato “Teorie e Tecniche dei Nuovi Media” alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università statale di Perugia.
Pierfrancesco, per una volta si invertono i ruoli: da intervistatore ad intervistato. Siamo ormai da un anno abbondante nella morsa della pandemia. Come è cambiato anche il lavoro in redazione?
Beh, come si dice in questi casi di acqua sotto i ponti ne è passata. Direi che potremmo sintetizzare la risposta focalizzandoci su due aspetti: organizzazione e l’informazione stessa. Per quanto riguarda il primo punto, come potrai ben immaginare, è aumentata la pressione e i carichi di lavoro questo anche per la necessità di ridurre la presenza di colleghi nelle stanze. Lavorare in smart working non è la stessa cosa di lavorare a stretto contatto con persone con cui ti puoi continuamente confrontare e spesso ti possono anche aiutare. Ti faccio un esempio banale: di notte è rimasta a presidiare il turno una piccola combriccola che ha superato per fortuna indenne le varie ondate di covid-19. E non certo senza difficoltà. Un altro discorso è il tema informazione. Qui le difficoltà maggiori sono state date da una ridondanza di news spesso in contraddizione tra di loro. Anche gli scienziati hanno fatto la loro parte dicendo il tutto e il contrario di tutto. Non è stato facile, non lo è neppure ora, cercare di non perdere la rotta tra il vento spesso impetuoso di notizie: informare onestamente mettendo in risalto anche le incongruenze senza inutili e patetici allarmismi.
La rassegna stampa di Rai News 24 uno degli appuntamenti fissi per chi ti segue da tempo. Quali i maggiori punti di forza di questa rubrica?
Permettimi di sorridere a questa domanda. Appena sono arrivato a Rainews24, dopo una lunga esperienza con Sergio Zavoli, e poi a Milano con Lucio Lami, mi sono occupato subito della rassegna dei giornali sia nazionali che internazionali. E’ un lavoro affascinante che ti permette di entrare nell’officina dell’informazione, di capire anche come il linguaggio delle news stia lentamente cambiando. In tutti questi anni – personalmente oltre 21 di notte- ho cercato di non dare semplicemente la lettura del quotidiano -tanto per capirci titolo di apertura, taglio centrale commento-, ma ho scelto piuttosto di utilizzare i giornali per far emergere sull’argomento principale il modo con cui le varie testate lo raccontino, le similitudini, le differenze. E questo perché ciascuno possa farsi una propria idea. Ecco, mi piace immaginare alla fine della mia rassegna che io possa aver lasciato un dubbio, e non certezze. Perché solo il dubbio è alla base della vera conoscenza.
Scusa per la banalità, forse, della domanda: come si scelgono le notizie?
Sai, facendo la rassegna spesso è il giornale il tuo menabò. Ma si possono fare scelte diverse e raccontare spigolature che comunque hanno un impatto sulla società. Per me, comunque, esiste solo una regola: informare con gli occhi non del professionista ma, come direbbe Nanni Moretti, della casalinga di Voghera.
All’attività di giornalista affianchi anche quella di professore universitario. Le nuove generazioni, la nostra vera speranza post pandemia. Stiamo veramente facendo tutto il possibile per loro?
A dire la verità sono stato prima di tutto un insegnante di liceo; le mie materie: italiano e latino. Poi per un lungo periodo ho insegnato all’Università statale di Perugia alla facoltà di Scienza della comunicazione con il collega e amico Michele Mezza. Cosa stiamo facendo per i nostri ragazzi? Io ho molta fiducia nelle nuove leve. Le trovo preparate, curiose, tecnologicamente esperte. Ho paura però che questa pandemia, in parte anche la didattica a distanza, gli stia rubando parte della loro vita. Ecco, l’impegno di un insegnante dovrebbe essere questo: farli continuare a sorridere. Dietro a un momento buio, sono convinto, che ci sia sempre una nuova luce.
Il giornalismo è la tua vita! Ma se avessi dovuto scegliere un altro mestiere?
Perdonami la precisazione: il giornalismo è la mia professione, la mia vita è la mia famiglia. Come avrai intuito a me sarebbe piaciuto molto continuare a insegnare in un liceo. Il rapporto con i ragazzi è meraviglioso. Io ero un professore un po’ sui generis, mi definivo più un tutor, un magister. Non “l’omino” in cattedra che è omnisciente, ma una discreta mano pronta a sollevare il più fragile e a guidare il più capace; ma soprattutto un docente pronto a imparare a sua volta dai suoi studenti.
Conversazione con Giuseppe Pino, Owner & Founder di Pino Management & Partners
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