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PAOLO OLMI: “Insieme alla musica ne usciremo migliori”

Le nostre interviste al tempo del coronavirus

Paolo Olmi è fra i più conosciuti e apprezzati Direttori d’Orchestra italiani a livello internazionale. Allievo di Franco Ferrara e Massimo Pradella. Giovanissimo ha iniziato a dirigere sia in Italia che all’estero e da allora la sua carriera è stata sempre in crescendo.  Si è dedicato fin da subito oltre che alla musica sinfonica alla direzione di opere liriche, e il suo repertorio è oggi vastissimo, comprende: tutte le opere di Verdi da Jerusalem e Falstaff a Otello, passando per Ernani, Nabucco,Trovatore, Traviata, Rigoletto, Vespri Siciliani, Don Carlos,  Aida, La Forza del Destino, Un ballo in Maschera, Rossini sia buffo (Barbiere di Siviglia, Gazza Ladra) che serio (L’Assedio di Corinto, Guglielmo Tell, Mosè), Puccini (Boheme, Tosca, Manon Lescaut, Fanciulla del West, Madama Butterfly,Turandot), Ponchielli (La Gioconda), Giordano (Andrea Chenier) ma anche Donizetti sia buffo che serio (Don Pasquale,Elisir d’Amore, Anna Bolena, Maria Stuarda, Lucia di Lammermoor), Bellini (La Sonnambula, Zaira) e Mozart (Nozze di Figaro, Così fan Tutte, Flauto Magico), Cilea (Adriana Lecouvreur), Gounod (Romeo e Juliette), Kurt Weil (Ascesa e caduta della città di Mahagonny). Dedito con passione alla musica sacra (Requiem di Verdi, di Mozart, di Faurè, Petite Messe Solemnelle di Rossini e Stabat Mater di Rossini ma anche di Pergolesi, Missa Solemnis di Beethoven) è anche appassionato di voci e di canto. Ha diretto grandi orchestre in teatri importanti, per citare alcuni: l’Opera di Roma, la Fenice di Venezia, il Regio di Torino, il Comunale di Bologna, il Carlo Felice di Genova, la Staatsoper di Monaco di Baviera, la Deutsche Oper di Berlino, l’Opera di Chicago,il Teatro Real di Madrid, il Teatro degli Champs Elisees di Parigi, il Liceu di Barcellona, il Covent Garden, la Royal  Festival Hall e il Barbican di Londra,  il Colon di Buenos Aires , il New National Theatre di Tokyo, l’Opera di Dresda,  Arena di Verona, Santa Cecilia di Roma, la Scala (in un concerto nel 1986 con Rostropovich), la Philharmonie di Berlino, Concertgebow di Amsterdam e recentemente l’Opera Canadese di Toronto.  Ha inaugurato il nuovo Teatro di Shanghai nel 1998, e ha diretto molte volte in Cina, paese che lo appassiona molto, fin dal 1987, primo fra gli italiani, fino agli anni più recenti, a Pechino, Shanghai, Macao e Hong Kong.Dal 1990 al 1993 è stato direttore principale e consulente artistico dell’Orchestra della Rai di Roma. Dal 2006 al 2011 è stato direttore musicale e consulente artistico dell’Opera National de Nancy et de Lorraine. Dal 2002 a oggi, è visiting professor presso la Guildhall School of Music and Drama di Londra. Per il Governo Italiano ha diretto nel 2003 la tournée in Cina della Orchestra del Teatro La Fenice, in occasione della visita del Presidente del Consiglio, il primo concerto di una Orchestra Italiana a Cuba e il concerto offerto alle truppe italiane in Kosovo nel 2001. Numerose le registrazioni televisive di suoi concerti per la Rai, tra cui i concerti di Pasqua da Ravenna nel 1997, nel 2000 e nel 2007 nella basilica di Sant’Apollinare in Classe, e nel 2003 dall’Abbazia di Pomposa, l’integrale delle Sinfonie di Mendelssohn realizzata con l’Orchestra Sinfonica della Rai di Roma dal 1991 al 1993 (anni in cui è stato direttore ospite principale e consulente artistico di quell’orchestra), il Concerto per l’Anniversario della strage dell’11 settembre.  Da segnalare il Concerto per i Vent’anni di Pontificato di Giovanni Paolo II dalla Sala Nervi nel 1998, che e’ stato trasmesso in Mondovisione ed e’ risultato il Concerto piu’ popolare nella storia della Rai. Numerose anche le registrazioni in disco e dvd di opere e concerti diffuse in tutto il mondo, tra cui una edizione di Nozze di Figaro ripresa dall’Opera di Lione che è stata recensita dai critici statunitensi come la migliore edizione di quell’opera esistente oggi in dvd e il concerto di celebrazione dei 25 anni di regno della Regina d’Olanda, realizzato ad Amsterdam e registrato dalla EMI. Tra gli ultimi impegni citiamo: Elisir d’Amore a Tokio, Guglielmo Tell al Concertgebouw di Amsterdam, Otello alla Canadian Opera di Toronto e Lucia di Lammermoor al Festival di Savonlinna, oltre a una fortunatissima produzione di Italiana in Algeri all’ Opera National de Bordeaux.  Recentemente ha diretto L’Italiana in Algeri a Nancy e a Bologna, una serie di concerti a Ravenna, Catanzaro e Bari, Don Pasquale a Toulouse, Cavalleria Rusticana e Zanetto a Lecce, Stabat Mater di Pergolesi a Gerusalemme, La Traviata a Savonlinna e Otello a Stoccolma; Semiramide a Bordeaux e La Traviata a Toulon; Aida a Massy; Pagliacci in Oman con il Teatro dell’Opera di Roma.

 

Paolo, il mondo della cultura, in generale, sta soffrendo tantissimo. Quello della musica ancora di più. Perché?

Il mondo della musica è quello più dipendente dal contatto diretto con il pubblico: un libro si legge anche a casa, un museo si può visitare anche a piccoli gruppi, ma la musica dal vivo necessita del rapporto stretto tra palcoscenico e artisti, è un’attività in divenire che cambia da momento a momento, da serata a serata. Senza la presenza del pubblico la musica non esiste. L’impossibilità attuale di mettere insieme le persone, specialmente in uno spazio chiuso, blocca completamente le attività musicali. Inoltre, a differenza del teatro di prosa, l’Opera e i Concerti spesso richiedono grandi quantità di artisti, musicisti, tecnici e sono forse il genere di spettacolo più costoso nel mondo. La crisi porterà certamente a un taglio delle risorse per la musica e questo è fonte di preoccupazione per il futuro.

In tanti sostengono che usciremo da questa tempesta pandemica, quando ancora non è dato saperlo, molto diversi. In meglio o peggio?

Sono un ottimista e spero che dopo la difficoltà ne usciremo migliori. Credo che l’esperienza del Covid-19, del nuovo tipo di socialità che ne è nata, della riflessione sul tipo di società in cui viviamo, ci abbia fatto capire meglio quale sia l’importanza della musica per tutti noi. Tanti hanno sentito la necessità di produrre o ascoltare musica nelle case, dalle finestre, dai tetti. Il maggiore tempo a disposizione ha permesso a molti di vedere e sentire anche sul web tanta musica del passato e del presente. Inoltre in queste settimane così difficili in tutto il mondo, ma soprattutto nel nostro Paese, le persone si sono conosciute meglio, si sono aiutate, c’è stata una grande solidarietà anche tra sconosciuti o vicini che si salutavano appena. Quando tutto questo sarà finito -per citare a memoria le parole del Don Camillo di Guareschi- ci ricorderemo insieme di quanto è successo e ci sentiremo più amici e più forti.

Teatri, Festival, Associazioni e organizzazioni concertistiche, non stavano in salute già prima. Almeno la stragrande maggioranza. Precarietà, conti malmessi, scarsa managerialità. Covid-19 ha solo contribuito a mettere a nudo tutte queste debolezze. Secondo Te, forse è arrivato il momento buono per dare una sterzata e rimettere la macchina in carreggiata?

Io penso che saremo obbligati a cambiare il mondo dello spettacolo, non solo per farlo sopravvivere ma anche per farlo conoscere a tutti coloro che ancora non lo frequentano e non lo amano. Certamente la figura del musicista va valorizzata, difesa, retribuita. Ma è necessario che i teatri, soprattutto quelli italiani, facciano di più per fare conoscere le loro attività ai più giovani. Oggi il pubblico dei Concerti è composto in maggioranza da persone di oltre 70 anni, è ovvio che questa situazione sia insostenibile. C’è inoltre il rapporto tra Conservatori di Musica, Orchestre e Teatri che è palesemente fallimentare, nel senso che i primi sono troppi, reclutano gli studenti troppo tardi, hanno alcune materie e corsi di studio assolutamente inutili. Il problema generazionale è molto forte, basti pensare che a capo delle maggiori istituzioni musicali italiane ci sono dirigenti capacissimi ma nessuno al di sotto dei 60 anni, e già questo costituisce una forte ipoteca sulle possibilità di dialogare con il pubblico dei giovani. Accanto a questi problemi occorre che lo Stato Italiano capisca che lo scopo dei Teatri non è fare utile, ma sostenere un ruolo culturale indispensabile per la comunità, e che quindi provveda a una dotazione dignitosa per queste Istituzioni di eccellenza culturale.

Quali sono stati gli appuntamenti artistici che hai visto annullare, quali saranno i prossimi impegni, pandemia permettendo nel suo decorso o vaccino trovato?

La prima produzione bloccata a inizio marzo è stata quella di “Così fan tutte” di Mozart al New National Theatre di Tokyo. Adesso, almeno fino settembre, è molto difficile che le orchestre riprendano le attività regolari. Naturalmente sono saltati tutti i Concerti di Pasqua in Italia con la “Young Musicians European Orchestra” e il Coro di Innsbruck. Spero di poter riprendere a ottobre con “Traviata” a Hong Kong, ma faremo di tutto per eseguire alcuni Concerti all’aperto nel mese di settembre. I ragazzi della Young Musicians, però, cominceranno prima ed appena possibile, a esibirsi con piccoli gruppi da camera e recital nei chiostri ravennati. Sono giovani molto entusiasti e studiosi e vogliono farsi sentire appena possibile!

Conversazione con Giuseppe Pino, Owner & Founder Pino Management & Partners

 

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