Guardando oltre l’orizzonte: verso la rinascita!
Dott.ssa Fonsatti, come immagina un graduale ritorno alla normalità nel suo ambito professionale, ovvero quello delle istituzioni musicali e concertistiche italiane?
Credo che il mondo della cultura e dello spettacolo dal vivo abbia dimostrato (in occasione delle “finestre” aperte tra un lockdown e l’altro) di essere perfettamente in grado di garantire la massima sicurezza nella gestione dei propri eventi. Non appena ci sarà consentito di riprendere l’attività in presenza sono certa che sapremo riaccogliere il pubblico in sala – e anche gli artisti – nella massima tutela della salute di tutti, ma soprattutto con grande entusiasmo e voglia di ricominciare.
L’Unione Musicale di Torino, di cui è direttrice dal 2018, quali obiettivi e priorità si è data in previsione della ripresa, speriamo prima possibile?
L’obiettivo principale è far tornare il pubblico in sala perché la cultura è uno strumento basilare della nostra società, indispensabile alle persone sotto diversi punti di vista: educativo, di relazione, di crescita. Senza dimenticare che dall’altro lato della sala – sul palco e dietro le quinte – c’è tutto un mondo di professionisti (artisti, ma non solo) che ha subito le conseguenze più gravi di questo anno di chiusura. Ebbene, rimettere in moto questo comparto professionale produttivo è una priorità assoluta. Per entrambi gli aspetti (professionisti e pubblico) l’attenzione deve andare soprattutto alle fasce più giovani a cui negli ultimi anni noi di Unione Musicale abbiamo dedicato una parte significativa dei nostri sforzi economici e di programmazione.
Si è molto discusso, in quest’anno trascorso fra reiterate “aperture e chiusure” dei luoghi di spettacolo dal vivo, dell’utilizzo e del ricorso al digitale. Se tutto ciò può aver rappresentato, nell’emergenza, una soluzione necessaria e obbligata, per il futuro che cosa ne pensa? È ipotizzabile immaginare programmazioni differenziate ovvero diversificate fra sala e piattaforma, per raggiungere (o avvicinare) anche pubblici lontani?
La musica classica, tanto più se “da camera”, è un’esperienza da fruire dal vivo in sala da concerto, altrimenti un’istituzione come la nostra, attiva da quasi ottant’anni, non avrebbe ragione di esistere. Tuttavia, la necessità, in questa fase, di mantenere vivo il rapporto con il nostro pubblico e con gli appassionati ci ha fatto interrogare su come il digitale potesse diventare per noi una risorsa. Abbiamo fin da subito deciso di non trasporre sul web la nostra programmazione live quanto piuttosto di ideare e realizzare nuovi format di diffusione della musica classica (che rimane il cuore della nostra attività) da offrire al pubblico attraverso modalità e linguaggi più adatti alla rete, nell’ottica di intercettare anche nuovi destinatari. Credo che questa esperienza “forzata” ci abbia lasciato in eredità la capacità di integrare in futuro l’attività virtuale con la programmazione in presenza in una dinamica positiva online-live.
Torino vanta un novero di prestigiose istituzioni culturali, in diversi ambiti e settori; nulla da invidiare come offerta ad altre città metropolitane. Nell’evoluzione della crisi pandemica si sono condivisi momenti di confronto fra le diverse realtà, si è fatto squadra nell’affrontare criticità più o meno identiche?
Naturalmente il contatto e il confronto fra operatori culturali del territorio e anche a livello nazionale è stato costante, soprattutto relativamente agli aspetti operativi legati alle varie fasi di misure restrittive. A livello cittadino credo che ci siano ancora margini per rafforzare questi legami in una visione più strategica del settore culturale.
Un’ultima domanda: se dovesse pensare almeno a un aspetto positivo che, nonostante tutto, questo periodo molto sofferto e drammatico ci lascerà come lezione per meglio affrontare il futuro che ci attende (in generale e nel comparto musicale) quale sarebbe?
Credo che questo anno di grande difficoltà ci abbia costretto a interrogarci sul nostro ruolo, a non dare per scontate scelte e dinamiche consolidate nel tempo e quindi a immaginare nuove progettualità, nuove idee, tornando al senso originario del fare musica in una città come Torino. Parallelamente, riagganciandomi al discorso del digitale, la necessità di realizzare attività da fruire online ci ha portato in poco tempo ad acquisire competenze e a sviluppare modalità di lavoro inconsuete per chi programma concerti di musica classica da camera; questo rappresenta una ricchezza da non accantonare, ma anzi da incrementare per il futuro declinandola anche in funzione della valorizzazione e del potenziamento degli eventi dal vivo.
Conversazione con Giuseppe Pino, Owner & Founder di Pino Management & Partners
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