Le nostre interviste al tempo del coronavirus
Mariangela Vacatello inizia la sua carriera giovanissima e si impone sulla scena internazionale all’età di 17 anni, col 2° premio al concorso “F.Liszt” di Utrecht. Da quel momenti annovera molti riconoscimenti, al Concorso “F.Busoni” di Bolzano, “Van Cliburn” in Texas, “Top of the World” in Norvegia, “Queen Elisabeth” di Brussel, XVII Premio Venezia, The Solti Foundation Award, Premio della critica “Nino Carloni”, Rising Star TheGilmore e molti altri. Da oltre vent’anni è riconosciuta per la curiosità e versatilità degli orizzonti esecutivi, per il virtuosismo e passione che si ritrovano in ogni brano che inserisce nel suo repertorio; queste caratteristiche si rispecchiano nelle recensioni ai concerti e alle incisioni discografiche per la casa Brilliant Classics e nei progetti che l’hanno vista collaborare con l’Ircam – Centre Pompidou di Parigi e con la Fondazione di Arte Contemporanea Spinola-Banna per la quale è stata Artista in Residenza insieme al compositore Georges Aperghis. Si è esibita in alcune tra le più importanti stagioni concertistiche del mondo come il Teatro alla Scala di Milano, IRCAM di Parigi, Musica Insieme Bologna, Società dei Concerti di Milano, Teatro Carlo Felice di Genova, Unione Musicale di Torino, Wigmore Hall di Londra, Carnegie Weill Hall di New York, Walt Disney Hall di Los Angeles, Oriental Centre di Shanghaj, collaborando con l’Orchestra Nazionale di Santa Cecilia, Orchestra Rai di Torino, Filarmonica della Scala, Prague Chamber Orchestra, RSI Lugano, Filarmonica di Stoccarda e direttori quali Krystof Penderecky, Andris Nelsons, Gabor Takacs-Nagy, Martin Haselboeck, Gustav Kuhn, Alexander Shelley, Xian Zhang, Christopher Franklin, Oleg Caetani, Michael Tabachnik, Andrès Orozco-Estrada, Roland Boer, Aleksander Slatkovky, Gerard Korsten, Daniel Kawka, Bernard Gueller, Zsolt Hamar, Anton Nanut, Donato Renzetti, Alain Lombard, Charles Olivieri-Munroe, Daniel Meyer, Carolyn Kuan, Luigi Piovano. Con l’Orchestra della Magna Grecia ha eseguito i Cinque Concerti di S. Rachmaninov. Mariangela Vacatello è nata a Castellammare di Stabia, Napoli, ha vissuto a Milano e a Londra, dove ha studiato e si è perfezionata presso l’Accademia Pianistica Internazionale di Imola, il Conservatorio di Milano e la Royal Academy of Music. Vive attualmente a Perugia e unisce la sua carriera pianistica con l’attività didattica presso il Conservatorio di Musica “A. Boito” di Parma, all’Accademia di Musica di Pinerolo e in diverse masterclasses. Nell’ultima stagione 2019 si è esibita in recital al Teatro San Carlo di Napoli, ha effettuato un tour in Sud Africa, ha collaborato al progetto “Scriabin e la contemporanea” con IRCAM – La Scala Paris, ha tenuto un concerto per la Biennale di Venezia.
Mariangela, il mondo della cultura sta particolarmente soffrendo tanto nell’emergenza Covid-19. Quello della musica ancora di più secondo Te?
Il mondo della cultura in generale corre un forte rischio perché il messaggio che passa nei momenti difficili di vita quotidiana, come in questo periodo per molte persone, è che la cultura sia superflua. E’ indubbio che il primo bisogno di ogni essere umano sia il nutrimento fisico ma non dobbiamo dimenticare che un essere umano si differenzia dagli altri esseri viventi perché ha un’anima, una civiltà e una responsabilità di conservazione del proprio patrimonio dal passato al futuro.
In questi giorni si dibatte tanto fra fruizione musicale in streaming, YouTube, e su altre piattaforme. Almeno per sopperire alla mancanza di musica dal vivo in questo momento. Cosa ne pensi?
Partiamo dal presupposto che nella musica, così come per lo sport, non è facilmente sostituibile la partecipazione attiva del pubblico perché è qualcosa che “smuove” gli animi delle persone: essere dentro l’avvenimento. Penso che siamo in una fase iniziale dove ogni artista senta il bisogno di normalità: chi era in scena vuole cercare di creare almeno virtualmente di non cambiare la sua vita fatta di preparazione, concentrazione e performance.
Quali erano i tuoi impegni già programmati, immaginiamo da tempo, in questo 2020, dove ti saresti dovuta esibire?
Fino ad ora una ventina di date in Italia e in Germania, sia da solista che con l’Orchestra (proprio in questi giorni avrei dovuto esibirmi al Teatro di Trieste con Beethoven, di cui quest’anno ricorrono i 250 anni dalla nascita).
Se dovessi pensare ad una parola d’incoraggiamento e fiducia, che rivolgeresti prima a te, e poi a tutti i tuoi colleghi?
Noi siamo dei fortunati perché abbiamo la possibilità, con i nostri strumenti e i nostri mezzi, di immaginare e sentire un sorriso, un ricordo, un colore, un paesaggio, una poesia nel momento in cui suoniamo o pensiamo alla musica. Il nostro futuro deve ripartire dalla nostra storia millenaria e dalla bellezza che il passato artistico continua a tramandarci.
Intervista a cura di Pino Management & Partners
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